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Pagine Azzurre

Posts written by ChronoTrigger

view post Posted: 25/2/2024, 02:15 Scultore, ti voglio parlare - Passi nella polvere
Pittore, ti voglio parlare
mentre dipingi un altare
io sono un povero negro
e d'una cosa ti prego
pur se la Vergine è bianca
fammi un angelo negro


Entro casualmente nella settecentesca chiesa di San Francesco a Querétaro.
Non è tra quelle segnalate dalle guide turistiche ma era per la strada e con la porta aperta.

templosf


Come tante chiese messicane, pochi dipinti e molte statue - di gesso o cartapesta - a vivaci colori. Una però, la prima che si vede sulla destra, è tutta nera, a parte il cordone bianco.
Merita un primo piano:

benitomoro


Il saio francescano giustifica il color scuro della veste, ma anche volto e mani - a parte i denti bianchissimi - sono inequivocabilmente e volutamente neri.
Non so se il pittore della nota canzonetta di Fausto Leali e Marino Barreto jr. alla fine ha fatto un angelo negro vicino alla vergine bianca, però qui, fra tanti santi bianchi, uno scultore ha messo un santo negro.
Leggo la didascalia sotto i piedi neri e - carramba che sorpresa! - il santo negro è italiano: San Benito de Palermo, "el santo moro".

benitomoro2


Per vita morte e miracoli di San Benedetto di San Fratello, Patrono di Palermo dal 1652, africanissimo figlio di due schiavi abissini o etiopi di un barone siciliano, rimando alla voce di Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Benedetto_da_San_Fratello); la sua presenza in Messico e in tante chiese dell'America Latina è principalmente dovuta proprio alla sua pelle nera che lo fece diventare il santo protettore di indios e schiavi neri.
Quando nel 1806, a San Pablo Guelatao, nei pressi di Oaxaca - nasce un figlio a Marcelino Juárez e Brígida García, qual nome più indicato di quello del santo moro poteva venir in mente ai genitori, «indígenas de la raza primitiva del país»?

juarez


E Benito fu, che poi - rivoluzionario, socialista e anticlericale - fu eletto per ben due volte presidente del Messico.
Nel 1883 il nome del santo moro, partito da Palermo e arrivato in Messico, ritorna in Italia quando il fabbro romagnolo Alessandro Mussolini, socialista, desideroso di rendere omaggio alla memoria di Benito Juárez, pensò bene di imporre a suo figlio il nome di Benito.
Il Duce probabilmente ignorava di dover il suo nome anche alla "faccetta nera" del santo moro di Palermo: al massimo gli ispirò nell'inconscio il colore per le camicie.
La triste fine del Duce, la cui caduta iniziò il 25 luglio del 1943, è nota, ma non meno triste è la fine del santo moro a cui fu fatale il 25 luglio di ottant'anni dopo: il suo corpo, "conservatosi incorrotto per oltre quattro secoli, era custodito nella chiesa della borgata di Santa Maria di Gesù, a Palermo. È andato quasi totalmente distrutto nell'incendio che il 25 luglio 2023 ha interessato la chiesa."

smgesu



Edited by ChronoTrigger - 25/2/2024, 17:42
view post Posted: 12/2/2024, 03:10 Global Warming - Nature
Sto a Papanoa che nonostante il nome che sembra polinesiano è uno sperduto villaggio messicano tra Zihuatanejo e Acapulco, dove la sierra dai 3.000 metri scende rapidamente al mare.

papanoa



Lì abitano i suoceri di mio figlio che ha sposato una ragazza messicana: hanno un'azienda agricola e coltivano mango, cocco, papaya e pomodori.
E' una famiglia piuttosto grande, piena di bambini, e quando si ritrovano tutti per la fiesta sono circa una ottantina. L'avuela - la nonna di mia nuora - ha circa trenta nipoti e vivono tutti in un borghetto che sembra Macondo,in cinque o sei case in stile molto fai-da-te con i galli che ti svegliano alle 5 della mattina, le galline che razzolano nel cortile e la strada di terra polverosa e piena di buche.
Diciamo che non è Oxford, ma comunque è un angolo di Messico piuttosto verdadero e ancora non troppo contaminato dal turismo: in Yucatan la situazione era molto più turistica internazionale con resort, hotel, beach club come in qualsiasi altra parte del mondo.
Le bambine della foto dovrebbero essere mie nipotine acquisite per parte di qualche fratello o cugini di mia nuora.
Quanto all'iguana, la salsa di chili verde è forse un po' troppo piccante ma la ciccia dell'iguana è gustosa: somiglia a quella del coniglio (o del gatto) ma a loro piace più dell'aragosta e del gamberi.
Fra un paio di giorni andiamo a Città del Messico e poi a Queretaro, dove abita mio figlio con mia nuora, fino alla fine di questo febbraio, mai così caldo a memoria d'uomo, e di donna.
view post Posted: 11/2/2024, 21:50 Global Warming - Nature
Ormai anche la vegetazione assume un'aria piuttosto tropicale, dove andremo a finire?

palme


spiaggia invitante, ma il Pacifico non è poi tanto pacifico

playapac


il sole, che prima sorgeva dal mare, adesso vi tramonta

tram1


e svolazzano pure volatili del Giurassico, all'ombra dell'ultimo sole

tram4


e anche la "comida" è decisamente insolita...

igua


... mai mangiato iguana in salsa verde di chili in febbraio, prima d'ora
view post Posted: 11/2/2024, 13:42 Global Warming - Nature
On the seashore of endless worlds the children meet with shouts and dances.

tram3

view post Posted: 9/2/2024, 00:21 Global Warming - Nature
Ulteriore indizio del global warming è questa grande piscina rotonda da cui hanno tirato su più di 200 cadaveri tuffatisi da più di 30 metri di altezza, evidentemente spinti dalla eccesiva calura...
cenot
Altri poveretti si sono costruiti una montagna di sassi su cui andare a prendere un po' di fresco
kukulk
Però sembra non ci sia da preoccuparsi, il mondo non finirà a causa del global warming: mi assicurano infatti che nei geroglifici che si vedono qui sotto c'è scritto che il mondo è già finito dodici anni fa...
finemon

mah... per sicurezza tra qualche giorno mi trasferisco sulle spiagge di un altro oceano, uno un po' più pacifico.
view post Posted: 7/2/2024, 03:49 Global Warming - Nature
A memoria d'uomo, e anche di donna se presto fede a mia moglie, non ricordo un febbraio così caldo.
Temperature superiori di almeno 20 gradi centigradi rispetto a quelle a cui eravamo abituati.
Viene quasi voglia di andare al mare.
E la spiaggetta è niente male...

gw1


La fauna è diventata strana, quasi giurassica, a giudicare dagli incontri che si fanno

gw2


se poi gli incontri sono ravvicinati, si potrebbe pensare di essere davvero a Jurassic Park.

godzilla


In alternativa ci sarebbe la piscina, è un po' rustica, ma sembra è quella di Indiana Jones in mezzo alla selva tropicale.

gw3


Però, fare il bagno il sei febbraio, e sembra di stare ai tropici... se non è global warming questo...

spiaggia

view post Posted: 19/1/2024, 15:40 L'età delle signore - Vernissage
Sul soggetto non ci sono dubbi, si tratta di Giovanni 19:25, "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.".
Un soggetto molto popolare fin dal medioevo, questo è un anonimo italiano, trecentesco:

maddundercross1360


poi ebbe fortuna continuata nelle immagini devozionali fino al '600 e infine dal '700 a tutt'oggi nella stazione XII della Via Crucis.
Come si legge nella tesi sul sotto vetro che avevi trovato anche tu (Cap. 2.2.1 Lastrine per la devozione popolare), "dallo studio di questi manufatti è stato possibile osservare che parte di essi presenta una decorazione abbastanza approssimativa e grossolana, apparentemente non derivata da specifici prototipi figurativi e talvolta legata a forme di culto locali; in altri casi invece le composizioni paiono maggiormente ricercate, ricche di dettagli e linee tratteggiate, evidentemente riprodotte da stampe circolanti a quei tempi. Come già accennato, alcune lastre furono variamente impiegate nelle chiese in qualità di arredo liturgico, quali stipi, altaroli, paci ed elementi decorativi, consuetudine che rimase in uso almeno fino al XVII secolo, mentre altre furono ideate per essere fruite come piccole icone o dipinti, con cornici lignee in certi casi inframezzate da inserti in canne di vetro, per una destinazione intima e domestica.".
A differenza dello smalto su vetro, tecnica difficoltosa che richiede skill e attrezzatura da vetraio esperto, alchimie di colori oltre che abilità di disegnatore, per realizzare queste tavolette era stata sviluppata una tecnica che ne facilitava la produzione seriale e che consisteva nell'utilizzare una stampa per disegnare sul retro del vetro e poi riempire con oro e colori il disegno così riportato.
Infatti, mentre di tavolette devozionali in smalto su vetro non se ne trova nessuna, di queste "sottovetro" nelle aste online se ne trovano parecchi esempi, anche con lo stesso nostro soggetto, datate tutte tra il '500 e il '600 ed evidentemente tutte "figlie" della stessa stampa:
pieno XVI sec.:

crucif500



FineXVI sec.:

finexvi



FineXVI sec.:

cruciffinexvi



XVII sec.:

crucXVII



Quindi per l'età di queste Marie, dire tra '500 e '600 non ci si sbaglia.
Anche se le figure sono evidentemente le stesse, ricopiate serialmente, i dettagli dello sfondo sembrano lasciati alla fantasia del pittore e sono sempre diversi.

Nel nostro caso, pensavo a Mantova perché nel '500 era circondata dalle acque, un po' paludose, come si vede in questa stampa del 1575:

mantova1575



Uno scorcio di Mantova, tratto da un affresco del 1433, mostra accessi fluviali alla città e edifici abbastanza simili allo sfondo della nostra Crocifissione, in particolare mi sembra di riconoscere la caratteristica Porta dell'Aquadruccio.

mantova-1433



Finora non ho trovato di meglio, ma direi che ci potrebbe stare...
view post Posted: 16/1/2024, 10:58 L'età delle signore - Vernissage
Dal volume su Venezia e l'Islam, in particolare dal saggio sugli smalti su vetro, esce solo la conferma che tra il XIII e il XIV secolo quella tecnica era arrivata dalla Siria e da Bisanzio fino a Venezia.
Nella forma su vetro piatto non viene mostrato nulla, solo coppe o bicchieri; questa è una coppa veneziana del XIV secolo, per lo meno non è una produzione ottocentesca come sembra che sia il "Calice della Speranza":

smaltoXIV



Come stile e colori si avvicina abbastanza, ma il mio smalto su vetro, accostato a questi oggetti, sembra troppo più raffinato e con più colori: quindi è forse più probabile che si tratti di un'opera molto successiva al quattordicesimo secolo, forse fatta a Venezia nel XIX secolo con destinazione devozionale, piuttosto che per ingannare qualche museo.
Se fosse dei secoli XIII /XIV/XV in effetti sarebbe quasi un OOPArt (Out Of Place ARTifacts), confrontato alla produzione di quei secoli.
E visto che sono arrivato a agli OOPArt, ci mancano solo gli UFO: ma li potremmo trovare nell'analisi dell'ultimo "Compianto" che ho in casa, un bozzetto olio su carta ottocentesco che forse sarà oggetto di un apposito thread futuro.

Per non abbandonare del tutto questa carrellata sui vetri dipinti, ecco la Crocifissione "sottovetro" che è finita a mia sorella:

crocifissione-su-vetro


Questa è quasi sicuramente una produzione veneziana tra XVI e XVIII secolo; fu trovata da un bambino nei campi, scampata miracolosamente all'aratro e portata al maestro elementare che casualmente era mio padre.
Su questa, sarebbe interessante scoprire se la improbabile Gerusalemme dipinta sullo sfondo è una raffigurazione di una città veneta o lombarda; è una città circondata dalle acque, in cui si entra tramite canali ma non sembrerebbe Venezia, forse Mantova...
view post Posted: 4/1/2024, 17:14 L'Atroce Dolore - Vernissage
Stando alla "Memoria" del Manservisi, alla fine, nonostante l'opposizione dell'accademico Clementino (quasi certamente quel Domenico Piò che reggeva la cattedra di Scultura) il "Compianto" fu spostato nella nicchia che dava sulla strada pubblica e le statue del "Transito di San Giuseppe" di Alfonso Lombardi furono distrutte dopo aver ottenuto i permessi burocratici richiesti.
Come si legge, sempre nella "Memoria", le parti del Compianto che si ruppero durante i vari spostamenti erano state rifatte in gesso, tra cui una mano (direi proprio la sinistra della Maddalena) e i piedi del Cristo.
La cosa è assai evidente nelle foto degli anni '90 dell'800, prima del restauro - in terracotta - il cui studio iniziò nel 1912 e venne concluso nel 1922 dallo scultore Silverio Malaguti (più sopra ho erroneamente anticipato di molto la data del restauro).

adgessii


La mano della Maddalena, priva del pollice evidenzia bene il bianco del gesso della mano, poi tinta di scuro, rifatta in gesso con un precedente restauro; o a seguito del terremoto del 1689 - ma lì il Compianto viene dato come miracolosamente illeso - o dopo il 1779 quando appunto il gruppo di statue fu spostato senza troppi riguardi all'esterno della chiesa oppure negli anni successivi, essendo esposto sulla pubblica via alle sassate dei monelli bolognesi o alle burle delle matricole universitarie.

Ma a ben guardare quella foto, direi che anche il volto della Maddalena sembra essere stato rifatto in gesso; specialmente se lo si confronta con il San Giovanni che le sta a lato. Come se la Maddalena, durante il trasporto fosse capitombolata in avanti, sui piedi del Cristo, spezzando la mano sinistra in mille pezzi e spappolandole pure la faccia giustamente sterminatamente urlante, dopo un tale insulto.

adgesso2


Questa considerazione apre la strada ad altre due nuove ipotesi sulla genesi dell'Atroce Dolore.
La prima, che conserverebbe l'attribuzione al Trentanove, vede l'Atroce Dolore come una prova o un esercizio di "plastica facciale" fatto dal Trentanove prima di restaurare in gesso il volto della Maddalena di Niccolò; ma non c'è alcuna notizia al riguardo e dopo il 1779 il Trentanove non si trovava più a Bologna ma a Rimini. Quindi se avesse eseguito lui il restauro dovrebbe averlo fatto da studente della Clementina - uno dei migliori, magari su incarico del Piò - una decina di anni prima.
L'altra ipotesi è che l'Atroce Dolore sia un bozzetto dello scultore Silverio Malaguti, eseguito in occasione del restauro in terracotta del 1922; su questa seconda teoria ho qualche dubbio, a parte il problema dell'A39 inciso sul pezzo: infatti, mettendo a confronto il profilo della Maddalena nelle foto dell'epoca e moderne si può notare come il caratteristico naso un po' a punta della Maddalena nasce solo con il restauro del Malaguti nel 1922, mentre la foto di fine '800, prima del restauro, ha il naso più simile all'Atroce Dolore.

adnasi


Qualche dettaglio sul restauro di Malaguti potrebbe aiutare a valutare queste ipotesi: si dovrebbe trovare in "Cronaca delle Belle Arti" a cura della Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti del febbraio 1923, come si legge nella scheda del Catalogo generale dei Beni Culturali che riporta le poche informazioni che ho trovato relative al primo restauro, nella scheda delle foto d'epoca (https://catalogo.beniculturali.it/detail/P...tage/0800641260).
Ma sfortunatamente quel numero del 1923 non si trova online...
view post Posted: 2/1/2024, 16:09 L'Atroce Dolore - Vernissage
Il libro su Niccolò di Puglia che aspettavo è finalmente arrivato e contiene qualche notizia aggiuntiva e chiarificatrice sull'odissea delle Marie dal XVI secolo alla fine dell'800.
Le notizie sono tratte da una "Memoria intorno al gruppo di statue dello le Marie piangenti della Vita", composta il 7 settembre 1877 da S. Manservisi, che si trova manoscritta nell'Archivio dell'Ospedale della Vita. Il Manservisi vuol dimostrare che "le brutte Marie, salvo errore e con rispetto parlando, non possono essere di Nicolò da Puglia, e che certo non si potrebbe appuntare d'ipotesi troppo azzardata il credere che siano fattura di qualche oscuro artigiano del 1200".

Nel 1502, quando si ristrutturò la prima volta la chiesa della Vita, il Compianto si rovinò, come appare dalla lista delle riparazioni del capomastro Cesare da Carpi. La chiesa fu poi semidistrutta nel terremoto del 1686. Due anni dopo fu rifatta da G. B. Bergonzoni; le Marie furon poste allora di fianco all'altar maggiore, con sotto un altare, mentre dall'altro lato esistevano altre statue rappresentanti il Transito di San Giuseppe. Nel 1779, in occasione di lavori murari che si stavan facendo nella chiesa, il camerlengo Lucio Santamaria propose all'Arciconfraternita di togliere di li' i due gruppi, come ingombranti, e di abbattere quello rappresentante il Transito di San Giuseppe, come di niun valore, e "rispetto all'altro delle Marie, sebbene siano di qualche nome in riguardo al loro autore, che credesi Alfonso da Ferrara, ciò non ostante, poichè per le varie azioni di dette statue, anzichè promuovere, sembrano certamente opportunissime a distruggere la divozione ne' sacerdoti celebranti a detto altare e ne' circostanti" propose di collocarlo nella loggia, dalla parte delle Pescherie.
Ne ottenne unanime consenso. Ma mentre gli operai attendevano al lavoro, un accademico clementino, con minaccie, fece smettere l'opera. Allora il priore e gli ufficiali della Congregazione del sacro altare della chiesa, per non aver noie ed essere in regola, chiesero ed ottennero un rescritto favorevole dal cardinal legato ed un decreto dell'Assunteria d'Istituto. La quale Eccelsa Assunteria "accettando benignamente l'istanza, riflettuto ai speciali e rilevanti motivi di congruenza che consentono la distruzione di alcune statue, per quanto si è od esser possa di giuspertinenza o diritto dell'Istituto delle Scienze e suoi Eccelsi Assunti" approva il trasporto delle altre.
Nella loggia verso le Pescherie le figure rimasero fino al 1877, anno in cui fu deliberato dal municipio di Bologna di costruire da quella parte un mercato coperto. Ora [1877] trovansi, come si è detto, a destra dell'altar maggiore dalla chiesa di Santa Maria della Vita, in una cappella laterale, quasi al buio; e questo non è un danno, tanto elle son mal ridotte dalle molte peregrinazioni. I pezzi rotti ne' trasporti furono rifatti in gesso; ricordo una mano che campeggia mostruosamente grande in mezzo alla scena, e i piedi di Cristo, e il suo braccio sinistro, riattaccato in tre punti. Intorno al collo delle statue pendono da nastri variopinti parecchi ex voto d'argento, con qual vantaggiamento estetico non può dirsi. I ragni lavorano alacremente fra braccia e gambe. Una patina grigiastra di sudiciume e di colore, alta in certi punti parecchi millimetri, ricopre le statue, meno sulla testa di Cristo, lavata dai baci dei fedeli


Un paio di anni dopo, fu affidato il restauro allo scultore bolognese Malaguti e in quell'occasione la rimozione di un pannello cartonato che nascondeva il cuscino, portò alla luce la firma di Niccolò e pose fine ai dubbi sull'attribuzione del Compianto.
Il libro appena arrivato contiene anche una documentazione fotografica delle condizioni del Compianto prima del restauro del 1879 e qualche foto di come erano negli anni '60 prime di altri restauri.

oldmaria2
Così si presentava il Compianto nel 1877, più o meno quando lo vide D'Annunzio giovinetto



oldmaria
Le deplorevoli condizioni della Maddalena e i piedi malamente rifatti in gesso del povero Cristo



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Foto degli anni '60, con una angolazione che consente un miglior confronto con l'Atroce Dolore


adcfr2

view post Posted: 31/12/2023, 06:19 L'età delle signore - Vernissage
Oltre al Compianto in vetro smaltato, mio padre aveva anche una Crocifissione dipinta "sotto vetro", in stile rinascimentale) finita a mia sorella, di cui forse parleremo in seguito, qui - visto che ci sono sempre le Marie di mezzo - o in un thread apposito.
Ma questo anticipo è dovuto al fatto che cercando informazioni sulla pittura "sotto vetro" ho trovato una interessantissima tesi di laurea dedicata all'argomento che, trattando incidentalmente anche degli smalti su vetro, riporta questa nota bibliografica:

La smaltatura su vetro fu importata a Venezia dall’Oriente ed è noto che nell’isola vi era praticata già a
partire dall’ultimo ventennio del XIII secolo fino circa alla metà del XIV. Dopo un periodo di silenzio delle
fonti d’archivio, la pittura a smalti rifece la sua comparsa circa alla metà del XV secolo, raggiungendo il
massimo splendore nei primi anni del secolo successivo. Sul tema si consulti: R. BAROVIER MENTASTI,
S. CARBONI, Il vetro smaltato tra l’Oriente mediterraneo e Venezia, in Venezia e l’Islam 828-1797,
catalogo della mostra a cura di S. CARBONI (Venezia, 28 luglio - 25 novembre 2007), Venezia 2007, pp.
273-293.


Come ultimo colpo da sparare a caso, non mi è restato che acquistare su eBay il ricco catalogo che contiene il saggio "Il vetro smaltato tra l’Oriente mediterraneo e Venezia": dovrebbe arrivare tra una settimana e chissà che non aggiunga qualcosa a questa ricerca.

s-l1600

view post Posted: 29/12/2023, 12:52 L'età delle signore - Vernissage
CITAZIONE (Monnalisa @ 28/12/2023, 08:38) 
Stai forse cercando di dire che su questo dipinto è meglio gettare la spugna? :unsure:

L'unico smalto su vetro che si avvicina alle "signore" per tecnica realizzativa sarebbe questo calice che si trova al British Museum.
Come le per le "signore", all'interno di contorni dipinti è stato depositato lo smalto che resta in rilievo e brillante su un vetro leggermente verdognolo, come il nostro.
Sfortunatamente, nonostante il calice del British Museum si chiami il "Calice della Speranza", direi che è quello che invece pone sterminatamente fine a ogni speranza di venire a capo dell'età delle "signore".
Basta leggere quanti punti interrogativi e diverse possibili attribuzioni ed età ha subito questo pezzo prima di essere classificato come opera di un falsario...

british-goblet



Questa la dettagliata esegesi del curatore che lo attribuisce a un falsario ottocentesco:

Il Calice della Speranza
Con spettacolare abilità tecnica e artistica, le città musulmane di Aleppo e Damasco producevano tra il 1250 e il 1360 circa vetro smaltato e riccamente dorato, un vetro simile non poteva essere prodotto in nessun centro europeo di produzione del vetro, nemmeno a Venezia. Le corti principesche e le ricche case dell'Europa medievale li apprezzavano molto e spesso li proteggevano e li valorizzavano incastonandoli in montature in oro o argento dorato o in custodie di cuoio riccamente decorate.
Noto generalmente come Calice della Speranza perché venne alla luce per la prima volta nella collezione di Adrian Hope (venduto nel 1894), divenne quasi subito famoso a livello internazionale, essendo citato dapprima in libri e articoli eruditi come uno dei più rari e antichi bicchieri smaltati provenienti da Venezia - stilisticamente attribuibile infatti al primo periodo gotico e quindi antecedente di oltre un secolo al primo gruppo superstite di indiscussi vetri veneziani smaltati e dorati. Altri esperti hanno suggerito che sia stato realizzato da un artigiano siriano, che forse lavorava a Venezia, ma più probabilmente in una delle corti cristiane latine nella Palestina crociata ("Outremer") prima che cadessero, una dopo l'altra, nelle mani delle forze musulmane tra il 1265 e il 1265. 1291.
Infatti, nel 1958 fu proposto che fosse stato probabilmente realizzato in Siria da un artigiano italiano, forse veneziano, durante quei turbolenti decenni. In ogni caso, è stato erroneamente associato al bicchiere araldico in vetro smaltato firmato dal 'Magister Aldrevandini' (British Museum) e ad un piccolo gruppo di pezzi simili (per lo più rinvenuti in Europa in stato frammentario), che oggi si ritiene siano stati realizzati tra la fine del XIII e la metà del XIV secolo, probabilmente a Venezia.
La copia fedele di questi bicchieri islamici, soprattutto delle lampade delle moschee, non era sconosciuta nella seconda metà del XIX secolo, ma con un'audacia straordinaria e finora senza pari il falsario del Calice della Speranza ha utilizzato figure religiose dell'Europa occidentale (la Madonna in trono col Bambino, angeli assistenti e figure in piedi di San Pietro e San Paolo) e una pia iscrizione latina in caratteri gotici, pur conservando allo stesso tempo in larga misura la forma generale di una coppa islamica.
Anche se dietro il soffiatore di vetro che ha realizzato e decorato il Calice della Speranza, la cui autenticità è stata messa in dubbio per la prima volta solo nel 1968, deve esserci stata una "mente" eccezionalmente ben informata, questo falso intelligente può essere criticato su quasi ogni aspetto. Sia il metallo del vetro che la tavolozza degli smalti, soprattutto il verde mela e l'argento, forniscono gli argomenti più forti per sospettare una datazione moderna, mentre l'analisi della decorazione rivela incongruenze di stile e datazione che possono solo derivare dalla scelta eclettica delle fonti da parte del falsario. Inoltre, l'iscrizione latina † DNIA MATER REGIS ALTISSIMI ORA P PA, contiene errori e forme di lettere e abbreviazioni errate, ed è, eccezionalmente, eseguita in argento (ora ossidato) su fondo giallastro. Questa tecnica e l'uso dello smalto bianco per i volti e le mani (con contorni in nero) smentiscono la precedente attribuzione del Calice della Speranza, ad un artigiano siriano prima del 1291. Potrebbe infatti essere stato realizzato in Inghilterra nell'ultimo quarto del sec. XIX secolo.
view post Posted: 27/12/2023, 20:29 L'età delle signore - Vernissage
Sulla provenienza non ho alcun indizio, l'unico appunto (scritto a mano dietro a una foto della Deposizione) dice "vetro soffiato antico".
Il modello quindi era già consolidato nel XII secolo ma - specialmente sulle icone ortodosse - si è ripetuto quasi identico per molti secoli dopo.
In ogni caso la tecnica dello smalto su vetro era già presente a Venezia nel XIV secolo, questa è una coppa smaltata del 1330:

Venezia1330



Le destinazione di uno smalto su vetro come il mio, se è antico, poteva essere solo devozionale, inserito in un reliquiario come questo:

reliqu



oppure costituire un riquadro di un grande polittico andato poi smembrato o perduto.

polittico



Ma resta sempre aperta l'ipotesi che si tratti di un'opera più moderna, per esempio al Met c'è questo Compianto, smalto (ma su rame, come Guidi) che stilisticamente è rinascimentale ma è del 1870...

met800



Quindi, a meno di trovare qualche smalto su vetro molto simile al mio e datato con certezza, temo che solo una spettroscopia XRF potrebbe risolvere la questione...
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