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Pagine Azzurre

Elezioni americane 2024

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view post Posted on 20/12/2023, 01:54
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Una buona notizia... anzi, ottima! :auskosten.gif:


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La Corte Suprema del Colorado ha stabilito che Donald Trump non potrà partecipare alle primarie presidenziali dello Stato per il 2024 per il suo ruolo nell'assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021. E' la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un candidato alle elezioni presidenziali viene dichiarato ineleggibile in base al 14° emendamento, che esclude dalle cariche pubbliche i funzionari coinvolti in "insurrezioni o rivolte" contro il governo americano.

La disposizione è stata utilizzata in passato principalmente dopo la guerra civile per tenere gli ex confederati fuori dal governo. La decisione della Corte, presa a maggioranza con 4 voti favorevoli e 3 contrari, si applica solo alle primarie repubblicane in Colorado nel Super Tuesday del prossimo 5 marzo. Il Colorado è considerato uno Stato saldamente democratico e quindi Joe Biden dovrebbe vincere a prescindere dalle sorti del tycoon, ma la sentenza potrebbe comunque influenzare lo "status" dell'ex presidente nelle elezioni generali del 5 novembre 2024. Il pericolo per l'ex presidente è proprio quello che altri tribunali seguano l'esempio del Colorado ed escludano Trump dalla corsa in altri Stati dove deve vincere per poter tornare alla Casa Bianca. Dozzine di cause legali sono state intentate a livello nazionale per bandire Trump, per effetto del Comma 3 del 14° emendamento.

I legali di Trump hanno annunciato che presenteranno ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti contro la sentenza della Corte Suprema del Colorado. "La Corte Suprema del Colorado ha emesso una decisione completamente errata e presenteremo rapidamente ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti e una contestuale richiesta di sospensione di questa decisione profondamente antidemocratica", hanno detto. La Corte Suprema del Colorado ha quindi sospeso la sua decisione fino al 4 gennaio, o fino a quando la Corte Suprema degli Stati Uniti non si pronuncerà sul caso. Funzionari del Colorado affermano che la questione dev'essere risolta entro il 5 gennaio, termine ultimo entro il quale lo Stato deve stampare le schede delle primarie presidenziali. "Siamo consapevoli della portata e del peso delle domande che abbiamo di fronte. Siamo allo stesso modo consapevoli del nostro solenne dovere di applicare la legge, senza timore o favore e senza lasciarci influenzare dalla reazione pubblica alle decisioni che la legge ci impone di prendere", hanno scritto i giudici della Corte Suprema del Colorado.


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Edited by Monnalisa - 20/12/2023, 02:57
 
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view post Posted on 21/12/2023, 07:01
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INTERVISTA AL POLITOLOGO AMERICANO BILL SCHNEIDER



In un'intervista pubblicata oggi su Repubblica.it, il politologo americano Bill Schneider (foto sopra) esprime la convinzione secondo cui non sarà la sentenza della Corte Suprema del Colorado a fermare la corsa di Donald Trump verso la Casa Bianca; l'unico modo è che venga condannato in uno dei quattro processi penali a suo carico. Inoltre, la Corte Suprema federale potrebbe facilmente rovesciare il verdetto di quella del Colorado, dato che ha una maggioranza di sei giudici conservatori, di cui tre nominati da Trump, contro tre liberal. «Non sarebbe una sorpresa se bocciassero la sentenza», afferma Schneider.

Schneider continua affermando che Trump potrebbe addirittura trarre dei vantaggi dalla sentenza del Colorado, poiché «sosterrà che viene perseguitato dall’establishment, e i suoi sostenitori amano questo genere di propaganda. I suoi elettori sono populisti, odiano l’establishment. L’intera campagna di Trump è basata sull’idea che il sistema sta cercando di farlo fuori e i suoi fan sono molto eccitati dall’idea di andare contro l’establishment». Inoltre, Trump «ha un vantaggio fondamentale su Biden: il presidente viene visto come una persona debole. Nel dicembre del 2002, Bill Clinton fece questa dichiarazione: “Strong and wrong beat weak and right”, ossia un candidato forte ma nel torto batte quello debole ma nel giusto. È la regola suprema della politica. La gente magari non è d’accordo con Trump su tutto, ma pensa sia forte. Invece crede che Biden sia debole, perché anziano vuol dire fiacco. Quindi molti elettori son riluttanti a rieleggerlo, semplicemente perché pensano che sia un presidente debole».

Manca però un anno alle elezioni americane e Biden può recuperare, soprattutto perché Trump non è molto più giovane di Biden e poi perché sulla sua testa pendono quattro capi di imputazione pesanti. Dice ancora Schneider: «La sua base è solida ma molti elettori, circa un quarto, dicono che sarebbero riluttanti a votarlo se fosse giudicato colpevole da un tribunale. Dunque, molto dipende dal risultato di questi processi, perché sono criminali, non politici. Se sarà condannato, avrà parecchi problemi».

Qui l'intervista completa.
 
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view post Posted on 29/12/2023, 10:42
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Dopo il Colorado, è la volta del Maine... :beerchug.gif:

Donald Trump, escluso dalle primarie 2024 nel Maine
La decisione dopo quella del Colorado



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Il Maine ha escluso Donald Trump dalle primarie di partito. Rispetto al caso del Colorado, non è stata una decisione della Corte Suprema statale, ma – per la prima volta - l’iniziativa unilaterale di un rappresentante dell’amministrazione: il segretario di Stato del Maine e ex senatrice democratica Shenna Bellows, che ha rimosso Trump dalla lista dei candidati alle primarie repubblicane in programma il 5 marzo 2024.
La motivazione è la stessa a cui ha fatto riferimento il Colorado nella sua decisione: anche qui si cita la terza sezione del 14° emendamento che esclude dal ricoprire un incarico pubblico chi, dopo aver giurato per la Costituzione, ha partecipato a un'insurrezione o a qualsiasi azione contraria alla Costituzione.

“Il peso delle prove - ha scritto il segretario di Stato del Maine nelle 34 pagine del provvedimento - rende chiaro che il signor Trump era consapevole di delegittimare l’elezione democratica, e del caos che avrebbe provocato”. Il tycoon, ha aggiunto l’esponente democratica, “ha utilizzato una falsa narrazione sulla frode elettorale per infiammare i sostenitori e spingerli verso il Campidoglio per evitare la certificazione dell’elezione 2020 e il pacifico trasferimento dei poteri”.

La decisione del Maine arriva il giorno dopo quella del Michigan che ha respinto una richiesta di esclusione di Trump dalle primarie, mentre è atteso il pronunciamento della Corte Suprema federale, che dovrà decidere se il Colorado ha agito legittimamente o no. La campagna di Trump ha già annunciato appello alla corte statale del Maine per “evitare che questa atroce decisione diventi effettiva”.

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view post Posted on 25/1/2024, 20:44
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Trump ha vinto prima le primarie in Iowa con il 51% dei voti (contro l'avversario democratico Ron DeSantis, che si è fermato al 2,1%) poi in New Hampshire, dove ha totalizzato il 54,4% dei voti, staccando di quasi 11 punti la rivale Nikki Haley, (43,6%). Ed è la prima volta dal 1976 che un candidato repubblicano dopo l'Iowa conquista anche il Granite State.

Sulle ragioni per cui una buona fetta di americani abbia scelto di votare Trump nonostante una presidenza disastrosa conclusa con l'assalto a Capitol Hill, è spiegato in questo servizio davvero ben fatto...

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view post Posted on 6/2/2024, 18:35
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Cosa succederà se Donald Trump dovesse davvero tornare presidente degli Stati Uniti

Le misure protezionistiche in economia, l'uscita dalla Nato, il negazionismo climatico.
Le istituzioni mondiali e tutti i Paesi prevedono problemi di vario tipo e iniziano a produrre documenti per valutare le contromisure. Ecco cosa pianificano



Lo scenario più inquietante l'ha dipinto la Bundeswehr, le forze armate tedesche, in un rapporto riservato rivelato dalla Bild e intitolato "Alleanza Difesa 2025": prefigura che Vladimir Putin, appena insediato Donald Trump alla Casa Bianca, invada il "corridoio di Suwalki" che separa la madrepatria Russia dall'enclave di Kaliningrad fra Polonia e Lituania, sede dal 1703 della potente Flotta del Baltico di Mosca. Sarebbe una plateale violazione della sovranità Nato, che però – depotenziata come ha promesso Trump – potrebbe non essere in grado di reagire secondo quanto prevede l'articolo 5 del trattato del 1949 (intervento immediato a favore di qualsiasi membro). «Ma Putin aspetta l'amico americano soprattutto per consacrare la sua conquista del 20% del territorio dell'Ucraina e chiudere a suo modo la guerra», aggiunge Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell'Istituto Affari Internazionali.

Di report più o meno segreti sulle conseguenze del ritorno del tycoon alla presidenza si stanno riempiendo i cassetti dei centri studi di tutto il mondo, delle banche d'investimento, degli uffici della Commissione Ue. Proprio in Europa si concentrano le maggiori paure: il venir meno dell'ombrello Nato costringerebbe i Paesi a spingere sulle spese per la difesa, che restano nella maggior parte dei casi, compresa l’Italia, inchiodate per motivi di budget fra l'1,2 e l’1,8% del Pil quando l'America è al 6%. «Non a caso, queste spese sono state lasciate in una specie di limbo dal nuovo Patto di Stabilità: sono fra le "spese da verificare" e la verifica riguarda l'opportunità di farle rientrare o no nei conteggi debito/Pil», spiega Giampaolo Galli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici. «Se l’esito sarà sfavorevole, bisognerà finanziarle con nuove tasse o tagli di altre spese pubbliche».

Fra economia e politica, i contingency plan, i piani di emergenza in un aggiornamento diventato frenetico dopo l'avvio trionfale delle primarie con il ritiro del rivale Ron DeSantis, valutano una serie di incognite. Meno della Cina (per la quale gli economisti di Trump preparano tasse pari al 60% del valore a carico delle aziende cinesi esportatrici), ma anche l'Europa sarebbe colpita dal protezionismo. Il probabile candidato repubblicano ha già "promesso dazi, tariffe, aggravi burocratici, tutte misure protettive per difendersi da quelle che secondo lui sono esportazioni viziate dagli aiuti di Stato. «L'equilibrio del condominio e della collaborazione sarebbe rotto», osserva l'ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) che di contingency plan ne ha già sfornati parecchi.

Non solo report e studi, ma misure preventive: «Una conseguenza pratica che già c'è stata del pericolo Trump – dice Brunello Rosa, docente alla London School of Economics – è l’incremento sempre più frenetico degli uffici legali delle aziende, soprattutto della Silicon Valley, il cosiddetto lawyers up. Nella precedente esperienza troppe volte aziende anche importanti si sono trovate spiazzate dagli imprevedibili tweet notturni di Trump: ritrovarsi al mattino con qualche commento sfavorevole del presidente degli Stati Uniti con l'immancabile immediato crollo in Borsa, richiede uffici pronti e rapidi a rintuzzare qualsiasi attacco». È successo a Tesla (per questo Elon Musk è diventato un supporter di Trump), a Microsoft per le eterne questioni legate agli abusi di posizione dominante, e a tante altre.

Il fatto di aver già provato la "cura Trump" potrebbe aiutare a prevenire le mosse per un Trump 2 (sarebbe il primo presidente rieletto a "turni alterni" dopo Grover Cleveland nel XIX secolo)? «Non è il caso di farci troppo affidamento», risponde Robert Kagan, capofila degli economisti neoconservatori che il suo piano di emergenza l'ha chiamato Project for the New American Century. Trump riprenderà e accentuerà le politiche protezioniste dell'America First ma le condizioni sono diverse: nel 2016 l’economia Usa andava a gonfie vele, il deficit era il 3,2% e il debito il 76% del Pil. Oggi, pur se il 2023 si è appena chiuso con un confortante +2,5% di Pil, le previsioni per il 2024 sono di un deficit al 5,8%, un debito al 100% e una crescita meno tonica. Persino uno come Trump che populisticamente abbassa facilmente le tasse (soprattutto sui ricchi) senza curarsi del debito, dovrà andarci cauto. Per non farsi cogliere impreparata, la Fed ha comunque preparato il suo contingency plan che prevede un nuovo rialzo dei tassi se Trump forzerà la mano con le misure demagogiche, per raffreddare la spinta propulsiva sull'economia che misure del genere avrebbero e non ricominciare con il tormentone dell’inflazione.

Il vero pericolo è su un altro piano, avverte Kagan, che lavorò con George W. Bush e i superfalchi Dick Cheney e Donald Rumsfeld ma lasciò il partito quando Trump ottenne la prima nomination: «Se avrà una solida maggioranza al Congresso, varerà una legge costituzionale per scavalcare il 22° emendamento che impedisce il terzo mandato. E manovrerà a suo piacimento la Corte Suprema dove, su nove magistrati, sei sono dichiaratamente a suo favore (tre li ha nominati lui): gli sarà fondamentale per liberarsi dei quattro processi a suo carico (il più grave è per aver sobillato la rivolta del 6 gennaio 2021, ndr.), che sicuramente non saranno ancora conclusi all'inizio del mandato. La democrazia americana è a rischio».

Quanto al problema ambientale, «la discontinuità sarebbe stridente perché Trump è un fiero negazionista del riscaldamento globale e con ogni probabilità uscirà dagli accordi di Dubai 2023 dopo essere già la prima volta uscito da quelli di Parigi 2015», spiega Stefano Silvestri, esperto di strategie geopolitiche. Oltre ai contingency plan ci sono i bonanza plan, quelli delle compagnie petrolifere che aspettano il liberi tutti per ricominciare a trivellare senza freni, «e anche a spingere sul controverso fracking, la ricerca dello shale oil negli anfratti sotterranei più profondi, che ha già fatto diventare l'America una potenza energetica pari a un grosso Paese dell'Opec», spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Un elemento, questo, che è causa non ultima del tentato disimpegno dal Medio Oriente. Era anche un sogno di Biden (si pensi al caotico addio all'Afghanistan dell’agosto 2021) ma Trump se vorrà continuare a perseguirlo dovrà vedersela con un carattere ancora più intrattabile (e pericoloso) del suo: quello di Benjamin Netanyahu.


l'Espresso.it
 
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view post Posted on 7/2/2024, 00:49
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Un'altra buona notizia...



Oggi la Corte d’Appello di Washington ha respinto all'unanimità la richiesta, avanzata dagli avvocati di Trump, di beneficiare dell'immunità presidenziale per gli atti commessi in relazione all'assalto del Congresso il 6 gennaio 2021, epoca in cui era ancora in carica.

Si tratta di un duro colpo per Trump e potrebbe avere un impatto anche sugli altri tre processi penali che lo attendono. Trump ha già fatto sapere che farà ricorso, per due ragioni fondamentali: perché spera di arrivare davanti alla Corte Suprema, che è a maggioranza conservatrice e potrebbe essere più clemente nei suoi riguardi; e poi perché così punta a ritardare i suoi guai giudiziari, in modo che non arrivino prima delle elezioni del 5 novembre prossimo. A suo carico ci sono ben 91 capi d'accusa, per quattro procedimenti penali. Il procuratore federale Jack Smith Smith lo ha accusato di aver violato la legge per il suo ruolo nell'assalto al Congresso, che puntava ad evitare la ratifica della vittoria di Joe Biden nel voto del 2020, oltre che per i documenti segreti che aveva trafugato a Mar a Lago. Il procuratore di New York Alvin Bragg lo ha incriminato per i soldi dati alla pornostar Stormy Daniels allo scopo di farla tacere sulla loro relazione, mentre la procuratrice della Georgia Fani Willis per le interferenze volte a cambiare i risultati delle presidenziali nel suo Stato.

Il primo processo in calendario era quello per l'assalto al Congresso, che avrebbe dovuto iniziare il 4 marzo a Washington. Trump si era opposto al procedimento, sostenendo che come presidente aveva diritto all'immunità assoluta per tutti gli atti commessi. La magistrata aveva però rigettato questo argomento, rispondendo che secondo la sua logica Donald avrebbe dovuto ricevere i privilegi di un re, ma gli Stati Uniti non sono una monarchia e quindi tutti i cittadini sono soggetti alla legge. L’ex capo della Casa Bianca aveva allora fatto ricorso alla Corte d'Appello di Washington, che aveva esaminato il caso attraverso una commissione ristretta di tre giudici, due nominati da Biden e uno da Bush padre. Ieri hanno emesso la sentenza: in 57 pagine, si sono espressi in modo molto netto: "Ai fini di questo procedimento penale, l’ex presidente Trump è diventato il cittadino Trump, con tutte le difese di qualsiasi altro imputato criminale. Quindi, qualsiasi immunità esecutiva che avrebbe potuto proteggerlo mentre era presidente non lo protegge più da questa accusa".
In altre parole, il processo può procedere. La sentenza di ieri riguarda solo il caso del 6 gennaio, ma potrebbe indicare che questa linea di difesa scelta dagli avvocati di Trump non funziona nepure per gli altri tre processi.

Gli avvocati di Trump hanno già fatto sapere che faranno ricorso, perché altrimenti "ogni futuro ex presidente verrà incriminato dagli oppositori"... manco fosse incriminato per avere rubato della marmellata! Ora, l'ossigenato ha due possibilità: chiedere all'intera Corte d’Appello di riesaminare il caso, oppure rivolgersi alla Corte Suprema. Più facile che scelga la prima, cercando di sfruttare tutti i ricorsi possibili, per perdere tempo e rimandare i processi, in modo da schivare un'eventuale condanna entro il 5 novembre, perché se venisse condannato prima delle elezioni ciò potrebbe spingere una parte dei suoi sostenitori a non votarlo più. Invece, ritardando i processi oltre il 5 novembre avrebbe più chances di essere rieletto e da presidente avrebbe la possibilità di annullare tutti i procedimenti federali in corso contro di lui. Infine, la sua speranza poi è che la Corte Suprema, che è a maggioranza conservatrice di sei giudici contro tre (dei quali tre sono stati nominati da lui), gli dia ragione.

Per il momento, però, la macchina giudiziaria può rimettersi in moto e può riprendere il processo a Washington sull'assalto al Congresso del 6 grnnaio 2021... in attesa del verdetto della Corte d'Appello.

Speriamo bene! 🤞
 
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view post Posted on 4/3/2024, 05:56
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Usa, Trump vince le primarie in tre Stati in un solo giorno

The Donald ha riportato ieri tre vittorie, nei caucus in Missouri, Michigan e Idaho, avvicinandosi così alla nomination repubblicana
Nel "super Tuesday" di martedì, 15 Stati voteranno per le primarie.
 
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view post Posted on 4/3/2024, 06:02
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Haley vince le primarie repubblicane a Washington, Trump la insulta
E' il primo successo per la rivale del tycoon




Nikki Haley ha vinto le primarie repubblicane a Washington, primo successo per la rivale di Donald Trump. La vittoria della Haley nella capitale americana non è una sorpresa e per molti analisti la sfida a Washington era considerata forse l'unica chance per l'ex governatrice di superare Trump. Il tycoon non è molto amato dai 22.000 elettori repubblicani registrati nella capitale americana. Nel 2020 l'ex presidente vinse ma non aveva rivali, mentre nel 2016 arrivò terzo.

Trump denigra la prima vittoria di Haley in un post sul suo social media Truth e la insulta chiamandola "cervello di gallina". "Mi sono tenuto volutamente alla larga da Washington, la 'palude', con pochissimi delegati e nessun vantaggio. 'Cervello di gallina' ha speso lì tutto il suo tempo, il suo denaro e i suoi sforzi. I numeri davvero grandi arriveranno nel Super Tuesday", ha attaccato il tycoon.

Che essere immondo, Trump... :sick:

Edited by Monnalisa - 4/3/2024, 17:42
 
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Usa, la Corte Suprema dà il via libera a Trump: "Può correre per la Casa Bianca".
Il tycoon: "Grande vittoria per l'America"




La Corte suprema ha confermato l'eleggibilità di Donald Trump in Colorado, uno dei 15 Stati che vota oggi nel Super Tuesday, il più affollato degli appuntamenti del calendario delle primarie per la Casa Bianca. I nove giudici hanno accolto all'unanimità il ricorso dell'ex presidente contro la decisione della Corte suprema statale del Colorado di bandirlo per il suo ruolo nell'assalto al Campidoglio, in base alla sezione 3 del 14° emendamento, che vieta le cariche pubbliche ai funzionari coinvolti in insurrezioni contro la Costituzione.

La sentenza della Corte suprema federale stabilisce che non è compito degli Stati decidere, il che creerebbe caos e «situazioni conflittuali tra uno Stato e l'altro». Farà da precedente anche per tutti i ricorsi pendenti in altri Stati. La decisione come previsto non entra nel merito dell'insurrezione stessa: se le parole e le azioni di Trump abbiano favorito un'insurrezione e se l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 possa considerarsi tale.

Nonostante la sentenza unanime, i giudici si sono divisi su come possa essere applicata la sezione 3 del 14° emendamento in futuro: la maggioranza di cinque conservatori afferma che spetta al Congresso determinarlo, mentre le tre giudici liberal (Sonia Sotomayor, Elena Kagan, Ketanji Brown Jackson) ritengono che non debba necessariamente spettare solo al Congresso. Anche secondo la giudice Amy Coney Barrett, una dei tre nominati da Trump, la Corte non avrebbe dovuto affrontare «la complicata questione se la legge federale sia il veicolo esclusivo per l'applicazione della sezione 3», ma Barrett ha invitato i colleghi a concentrarsi sugli aspetti su cui c'è accordo per «abbassare la temperatura» dello scontro politico nel Paese.

Questa sentenza è un successo per Trump, che ha scritto sul suo social Truth: «Grande vittoria per l'America». In una intervista radiofonica, ha detto di esserne «onorato»: «È per futuri presidenti, non per me». Nella sua residenza di Mar-a-Lago in Florida ha poi affermato che «il prossimo passo sarà la concessione dell'immunità: nessun presidente dovrebbe essere incriminato». La Corte suprema ha accettato di ascoltare — il 22 aprile — il caso sull'immunità presidenziale invocata da Trump nel processo federale di Washington per i tentativi di sovvertire il voto del 2020.

Molti esperti si aspettavano la decisione di ieri sul 14° emendamento, mentre credono invece che Trump non otterrà l'immunità. Tuttavia il fatto che la Corte suprema abbia accettato il caso con buone probabilità impedirà che il processo di Washington abbia luogo prima delle elezioni di novembre, il che è parte nella strategia legale di Trump.

La sua conferma come candidato alla nomination repubblicana dovrebbe avvenire intorno al 12 o al 19 marzo, con il raggiungimento della maggioranza dei delegati. Un nuovo sondaggio del New York Times lo dà in vantaggio con il 48% contro i 43% di Biden, che in una intervista con il New Yorker si mostra sereno, indipendentemente dai sondaggi, ma avverte: «Penso che farà qualunque cosa pur di vincere. Se — e quando — vincerò io, lo contesterà».


Corriere.it, 4 marzo 2024

Edited by Monnalisa - 5/3/2024, 16:28
 
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view post Posted on 5/3/2024, 15:18
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Al via il Super Tueday in 15 Stati e un territorio Usa

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Al via oggi in Usa il Super Tuesday in 15 Stati e in un territorio americano, la più grande tornata elettorale nelle primarie americane. Si tratta di Alabama, Alaska, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia e isole Samoa. La competizione repubblicana si svolgerà in tutti i 15 Stati, mentre i democratici non voteranno in Alaska e terranno i caucus nelle Samoa.

I democratici riceveranno anche i risultati della gara in Iowa, dopo il voto per posta durato diverse settimane. In palio circa un terzo del totale dei delegati: 865 repubblicani e almeno 1.420 democratici. I primi risultati sono attesi dopo le 19 locali, l'una di notte in Italia.
Donald Trump, avanti in tutti gli Stati*, cerca la spallata finale per ipotecare la nomination, mentre per la sua rivale Nikki Haley è l'ultima occasione per tentare di fermarne la corsa. Per Joe Biden sarà un nuovo banco di prova per il voto di protesta arabo-americano contro quello che definiscono il "genocidio" a Gaza.


Ansa, 5 marzo 2024


* Scoraggiante! Gli americani sono stupidi o hanno la memoria corta e hanno già dimenticato i disastri passati di The Donald. Oppure, non leggono e non si informano. :lbsigh5jx:

Edited by Monnalisa - 5/3/2024, 16:17
 
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view post Posted on 6/3/2024, 13:50
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view post Posted on 16/4/2024, 16:59
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INTERVISTA ALLO SCRITTORE DON WINSLOW

«Trump va fermato, è in gioco la democrazia»

Lo scrittore ha annunciato che smetterà di scrivere per dedicarsi alla lotta politica. «Il tycoon convince i suoi elettori usando disinformazione, populismo e xenofobia»



Lo scrittore Don Winslow


Don Winslow è nel suo ranch a Julian, una piccola città non lontana da San Diego, dove vive da 26 anni. Sta riposando da due giorni, prima di ripartire per il tour di presentazioni del suo ultimo libro, "Città in rovine", dopo il quale non ne scriverà più: ora la sua missione è un'altra. La sua voce è pacata, lo sguardo intenso, la volontà netta e precisa: «Penso sia meglio spendere le mie energie in una nuova battaglia».

Trump è il primo presidente – o ex presidente – nella storia ad affrontare un processo penale. Lei ha detto che non è solo politicamente imbarazzante ma anche moralmente preoccupante. Cosa vedono ancora in lui i suoi sostenitori? E perché la sua candidatura è ancora così forte?
«Credo principalmente per tre motivi. Il primo è che i suoi sostenitori sono soggetti a una disinformazione di massa, sia da parte dei social media che delle emittenti televisive tradizionali, principalmente Fox News. Quindi le sue bugie vengono diffuse senza alcun contraddittorio, come se fossero verità acclarate. Ma il secondo motivo fa ancora più presa ed è tipico di ogni vero populista. Trump ha, da puro demagogo, la capacità di far sentire importanti i suoi sostenitori, che in realtà ai suoi occhi non hanno nessuna reale importanza. Ma lui li fa sentire ascoltati, grazie anche al primo dei tre motivi. Il terzo motivo per la sua altrimenti inspiegabile presa sull'elettorato è che attinge alle opinioni più sovraniste, xenofobe e bigotte che siano disponibili su piazza. E, purtroppo, sulla piazza ce ne sono parecchie e fanno presa su una parte molto tradizionalista dell'elettorato».

Lei teme che, anche a causa di questo processo a New York assisteremo ad altre azioni violente da parte dei suoi sostenitori? C’è secondo lei da aspettarsi qualcosa di simile all'assalto al Campidoglio?
«Sì, sono preoccupato, dato che abbiamo un precedente specifico, come lei ha spiegato, e che la violenza è sempre una base da cui partire per la destra (ahimè, non solo negli Stati Uniti)».

Data la natura aggressiva e potenzialmente violenta di molti suoi sostenitori, come dovrebbe essere la reazione civile ai toni prevedibilmente violenti e populisti della prossima campagna pro Trump?
«Bisogna usare un linguaggio semplice e duro, e usarlo il più spesso possibile. Bisogna motivare la base democratica ad andare votare e ad essere attiva. Dire con forza e senza paura la verità a quegli elettori che potrebbero essere indecisi. Sottolineare con molta chiarezza che è in gioco la democrazia stessa».

Quali conseguenze a breve e lungo termine porterà una figura pubblica così controversa nella società e nella cultura americana?
«Ebbene, Trump ha già esasperato un profondo divario nella cultura politica americana, che esisteva da prima della nostra guerra civile. Il danno che quest'uomo spregevole ha causato in pochi anni è incommensurabile e richiederà molto tempo per essere riparato».

Cosa spera per il Paese nei prossimi mesi?
«È molto semplice: che riusciamo a sconfiggere Trump e il suo movimento neofascista. Questo è quello che spero con tutte le mie forze».


La Stampa, 16 aprile 2024
 
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