https://pagineazzurre.forumcommunity.net/google2e8e687b8779fb83.html
Pagine Azzurre

Lo storico Luciano Canfora, denunciato da Giorgia Meloni, Uno dei tanti esempi di bavaglio al dissenso da parte di questo governo fascista

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 30/3/2024, 01:53
Avatar

Advanced Member

Group:
Admin
Posts:
6,944

Status:


Lo storico Luciano Canfora ha ragione!

2886730002081_0_0_250_0
Luciano Canfora


Il prossimo 16 aprile Giorgia Meloni e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro si troveranno in un'aula di giustizia contro un semplice cittadino, alla sbarra per aver espresso una propria opinione. La procura di Bari ha chiesto il processo per uno dei più importanti intellettuali italiani, lo storico 81enne Luciano Canfora. Lo accusano di diffamazione dopo una denuncia presentata da Meloni quando non era ancora premier.

I fatti si riferiscono ad un incontro del 2022 nel liceo scientifico statale "Enrico Fermi" di Bari dove, gli studenti avevano organizzato un dibattito sul confitto russo-ucraino. In quell'occasione Canfora, nell'ambito di un ragionamento più ampio, aveva detto che «la leader di Fratelli d'Italia, poveretta, trattata di solito come una mentecatta pericolosissima, essendo neonazista nell'animo si è subito schierata con i neonazisti ucraini». Meloni aveva allora deciso di querelare Canfora, che però aveva difeso e contestualizzato le proprie affermazioni, spiegando che era una sua opinione nata da un ragionamento preciso. «Dire neonazista non significa dire nazista – aveva spiegato Canfora. - Neonazista è, ad esempio, l'atteggiamento di chi usa le navi da guerra per respingere i migranti. Si tratta di comportamenti piuttosto recenti di una dirigente politica che ha le sue idee, secondo me troppo forti, sul terreno fondamentale della migrazione in atto nel Mediterraneo e su cui, a suo tempo, abbiamo sentito parole tremende. Neonazista è uno che non accetta e non rispetta l'unità del genere umano e che riguardo al fenomeno migranti si esprime in maniera bellica. Coloro che scappano dalla Libia sono esseri umani da rispettare altrettanto degli ucraini e non da respingere con le cannoniere. Questa è la mia obiezione e la ragione per la quale io approdo al concetto di neonazista, perché rassomiglia a quell'atteggiamento mentale secondo cui alcuni esseri umani sono di serie B».

Una difesa che, evidentemente, Canfora è pronto a ripetere in aula, in quello che si annuncia come un processo show. Canfora è difeso da Michele Laforgia, lo stesso legale che proprio in questi mesi, in accordo con l'Anpi, aveva portato avanti una controinchiesta sull'omicidio di Benedetto Petrone, un ragazzo comunista ucciso dai fascisti nel novembre 1977 a Bari. Più di quarant’anni dopo, l'indagine è stata riaperta, sono stati individuati nuovi responsabili e ora il gip ha chiesto alla Procura – che aveva ritenuto fosse ormai tutto prescritto – di proseguire le indagini.

Lo scontro con Canfora al liceo barese nel 2022 aveva irritato Meloni al punto da indurla a querelare lo storico... difesa dal suo avvocato - Delmastro, appunto - nominato nel frattempo sottosegretario allaa Giustizia quando lei è andata al governo. Per inciso, Delmastro, è a sua volta imputato a Roma per la rivelazione del segreto nel caso Cospito. Canfora è accusato di «aver offeso la reputazione di Giorgia Meloni», come si legge nel capo di imputazione firmato dal pm Giuseppe Dentamaro. Un processo che vede la presidente del Consiglio e il vice del ministro della Giustizia, in aula contro un cittadino. Una situazione paradossale che però ha un precedente, sempre con Meloni e Delmastro. Erano stati loro a denunciare Roberto Saviano, ancora una volta per diffamazione. Un processo finito con una condanna simbolica a mille euro. Il giudice aveva riconosciuto le attenuanti per «l'alto valore morale delle critiche mosse».
 
Top
view post Posted on 30/3/2024, 02:15
Avatar

Advanced Member

Group:
Admin
Posts:
6,944

Status:


INTERVISTA

Luciano Canfora: «Meloni neonazista? Glielo ridirei. In Tribunale spiegherò perché»


luciano-canfora-giorgia-meloni


Il 12 aprile 2022, durante un convegno al liceo scientifico "Fermi" di Bari, lo storico Luciano Canfora definì l'allora non ancora premier Giorgia Meloni «neonazista nell'animo» per il suo appoggio alle imprese del Battaglione Azov, formazione paramilitare ucraina di orientamento neonazista. La presidente di Fratelli d'Italia lo querelò per questo tramite il suo avvocato e deputato Andrea Delmastro, ora sottosegretario alla Giustizia. Martedì 16 aprile al Tribunale di Bari si terrà la prima udienza predibattimentale.

Professore, come si difenderà?
«Non voglio anticipare quello che è rispettoso che io dica solo davanti al giudice. Posso solo ripetere quel che ho detto e perché l'ho detto, il resto lo aggiungerò nella sede giusta. La questione, al di là del dibattito sulla questione ucraina, è oggettiva. Meloni discende dal Movimento sociale, un partito che si riferiva alla storia della Repubblica sociale, cioè a uno stato satellite del Terzo Reich».

Da qui a definirla neonazista il passo è breve come il secolo scorso?
«Il prefisso "neo" serve proprio a indicare che una persona viene da un nucleo originario da cui poi si è evoluta. Aggiungo un dettaglio che forse è sfuggito: "nell'animo" è una citazione da Tocqueville, che ammette che il suo animo è contrario alla democrazia, riferendosi a una parte di sé interiore non predominante. Tutti abbiamo delle pulsioni più o meno confessabili, che dominiamo con la ragione».

Dunque se le dessero dello stalinista nell'animo avrebbero ragione?
«Ne sarei contentissimo, perché lo sono, mentre altri pensano che sia un insulto. In Inghilterra fino a un secolo fa "democratico" era una parolaccia, perché significava "rivoluzionario". Insomma, i tempi evolvono».

E lei, con tutto il rispetto, non è rimasto indietro a considerare stalinista un complimento?
«Sempre più avanti dei neonazisti».

Lei definisce la destra neonazista a prescindere dalla posizione sull’Ucraina?
«La Storia continua in maniera sorprendente. Meloni, che come noto fatica a definirsi antifascista, è passata in pochi anni da una posizione filorussa ad una filoucraina. All’interno delle forze ucraine c'erano anche componenti neonaziste. La mia definizione in un convegno voleva fare riferimento anche a questo aspetto».

Dica la verità, è un po' dispiaciuto?
«Neanche per sogno. Perché dovrei? Non credo proprio. Sono convinto con Togliatti che la politica sia il momento più alto della vita morale. E con Socrate penso che non ci sia l'uomo cattivo, ma ignorante».

Si riferisce a Meloni?
«No, a tutti noi. Trovo paradossale vivisezionare in questo modo le opinioni delle persone. Allora vuol dire che c'è davvero la censura».

Oggi che Meloni è premier ripeterebbe quella frase?
«Sì, la sto ripetendo continuamente. Mi lasci dire che ho simpatia per le sue domande, ma quando sono così a grappolo e a carattere tribunalizio mi lasciano un po' perplesso».

Dunque, ripeterebbe quella frase?
«Sì, anche se tra un po' dovrò fare penitenza, temo».

Alessandro Sallusti ha scritto su "Il Giornale" che il suo è un insulto spacciato per libertà…
«Una delle mie lacune è di non leggerlo. La mia è semplicemente una valutazione politica e come tale non decade».

Esiste un diritto all'insulto?
«A questo punto devo dirle che sono argomenti che svilupperò solo davanti al giudice».

Cosa ne pensa di Saviano che ha dato a Meloni della bastarda?
«È un linguaggio che non ho mai usato, ma lo fece Almirante riferendosi alla Repubblica italiana».

Ezio Mauro e Massimo Giannini ieri a Metropolis hanno denunciato la sproporzione di forza tra la premier e un cittadino, per quanto illustre come lei: si sente sotto pressione?
«No, ma è un fatto ed un esempio interessante della nostra vita politica degli ultimi tempi. Io rivendico la libertà di dare definizioni dei politici. I giudizi poi per alcuni sono gratificanti, per altri meno».

Non comprende che qualcuno che non si sente così possa offendersi?
«Sì, pazienza, può fare un articolo e spiegare perché. Pure io ho ricevuto insulti violentissimi e non mi sono messo a piangere. A mio padre i fascisti spararono addosso nel 1928 e si salvò per caso, a me finora è andata meglio».

Meloni ora che è premier dovrebbe ritirare la querela secondo lei?
«Questione di buon gusto, faccia come vuole, non la giudico per questo».

Ma come politica oggi come la definirebbe?
«L’azione del suo governo, come di tutti, è predeterminata dalla Nato e dall'Ue. I caratteri fondamentali della premier sono dunque atlantismo, europeismo linea Von der Leyen e il poco che resta lotta ai migranti stile decreto Cutro».

Quindi, come la definisce?
«È un grosso problema di pensiero politico. Nel suo libro lei si definisce vicina a Vox. L'orizzonte sembra quello, poi c'è stato qualche ritocco nel libro con Sallusti. Se fossi un umorista direi vociana, nel senso di Prezzolini, ma anche pensando a Vox più che a Orbán».

Il limite di Meloni è di non dirsi antifascista?
«Non credo sia un limite, è un fatto. Non ho nessun intento demonizzante nei suoi confronti. Mi riferisco semplicemente a categorie storiche. De Felice, per esempio, parlò del fascismo come di democrazia di massa».

E lei lo condivide?
«No, perché il fascismo avversava la democrazia».

Non c'è una fissazione della sinistra sul fascismo, mentre i difetti di questa destra sono altri?
«La simbiosi tra quel che è sopravvissuto del fascismo e l'oltranzismo atlantista costituisce l'attuale terreno di coltura della destra mondiale. L'attenzione a questi fenomeni non è un capriccio. Se mai, lantifascismo va riempito di contenuti e invocarlo non basta».

Nicola Piovani ha detto che la destra accontenta tutti con la retorica, ma fa l'interesse di pochi…
«Da Mussolini in poi è sempre stato così. Ora non hanno la sua bravura oratoria, ma il metodo è lo stesso».

A Bari è salito sul palco per Decaro a dire che i Comuni sono stati la prima vittima del fascismo…
«È vero, ma come disse Marx: la prima volta è tragedia, la seconda è farsa. Anche se la procedura di scioglimento procedesse, il Comune verrebbe sciolto prima per elezioni. Un goffo intervento della destra nella campagna elettorale».

L'accusa generica alla sinistra è di non occuparsi di sicurezza e libertà economiche. Lei come la pensa?
«Un esempio per tutti: quando c'era contrapposizione tra la sinistra tutta e i governi centristi, Giuseppe Di Vittorio elaborò il piano del lavoro. Fare politica significa produrre proposte alternative di lungo periodo».

Alle Europee cosa voterà?
«Attendo le liste, ma probabilmente Sinistra italiana».

Montanelli le diede dello storico parruccone di sinistra, lei si sente un militante?
«O tutti gli storici lo sono in quanto ricercatori o insinuare che buttino il loro lavoro in politica è fastidioso. Poi, pure il grande Mommsen si impegnò nella vita pubblica tedesca, ma questo ha un altro senso e lo stesso vale per me».

La sua arma segreta è l'enorme preparazione?
«Io studio e mi considero uno studente in servizio permanente effettivo. Non sono così ingenuo da fare il monumento di me stesso. La ricerca per me è un modo di esistere».

Dopo la raccolta di firme tra Anpi, Arci, Cgil e Libera in suo favore, si sente un eroe della libertà di pensiero?
«Neanche dopo aver bevuto un bicchiere di troppo».


La Stampa, 29 marzo 2024
 
Top
view post Posted on 31/3/2024, 15:37
Avatar

Advanced Member

Group:
Admin
Posts:
6,944

Status:


ED ORA, LA PAROLA A GIORGIA...

Dopo aver sentito le ragioni di Luciano Canfora, mi pare giusto sentire anche quelle della Meloni, tratte da un articolo di "Repubblica.it" di cui riporto qualche estratto...

«Mi ha chiamato poveretta: ecco le accuse di Meloni nella querela a Canfora»


«Mai manifestato in tutta la mia vita simpatie neonaziste»: prima si è difesa e poi ha attaccato, Giorgia Meloni, che nel luglio 2022 ha querelato il filologo Luciano Canfora, che in un incontro di pochi mesi prima in un liceo barese sulla guerra in Ucraina l'aveva definita «neonazista nell'anima». Il professore emerito dell'Università di Bari è pronto a difendersi nell'udienza, che - come anticipato nei post precedenti - è fissata per il 16 aprile: «Non voglio anticipare quello che è rispettoso che io dica solo davanti al giudice», dice il professore, che intanto macina interventi pubblici e confronti.

La frase pronunciata da Canfora e ritenuta diffamatoria era la seguente: «Anche la terribilissima e sempre insultata, poveretta, leader di quel partito di destra che si chiama Fratelli d'Italia (come se in Francia ci fosse La Marsigliese come partito politico), trattata di solito come una mentecatta, pericolosissima ecc., siccome, essendo neonazista nell'anima si è subito schierata con i neonazisti ucraini, è diventata una statista molto importante ed è tutta contenta naturalmente di quel ruolo».

In particolare, secondo Meloni, «è evidente il contenuto diffamatorio dell'epiteto poveretta» e altrettanto diffamatorio è stato considerato il contegno assunto da Canfora, «che non nascondeva altezzosa stizza e superiorità morale e intellettuale». A darle ulteriormente fastidio è stato il fatto che all'incontro abbiano partecipato centinaia di studenti, tra presenti e online, sollecitati – a suo dire – a condividere i giudizi molto duri del filologo. Il discorso di Canfora, in realtà, era partito dal conflitto in Ucraina e si era soffermato su «la presentazione stessa dell’origine di conflitto», anche da parte dei giornali e delle forze politiche, definita «la madre di tutte le devianze successive, perché se io riesco a imporre l'idea che c'è un solo colpevole che bisogna demonizzare, rispetto al quale ci sono i nemici interni, la mobilitazione, le armi, ho vinto la partita, perché sono riuscito a dire quello che non è vero: cioè che la guerra ha una sola origine».

«Nessuna guerra ha mai avuto una sola origine – aveva proseguito Canfora – dipende da come le propagande contrapposte riescono a imporre una certa verità. La propaganda in atto è partita molto male, non vedo nello schieramento politico del nostro Paese forze capaci di dire voglio capire». A questo punto era stata citata Meloni, «neonazista nell’animo schierata con gli ucraini» e per questo, secondo Canfora, assurta a «pedina esterna molto comoda per dimostrare che il Paese è unito».


:beerchug.gif: :clap1.gif: (a Canfora, naturalmente...)


Repubblica.it, 31 marzo 2024
 
Top
view post Posted on 11/4/2024, 15:49
Avatar

Advanced Member

Group:
Admin
Posts:
6,944

Status:


Un appello internazionale per Luciano Canfora

di Corrado Augias

Lanciato dal quotidiano francese "Libération" e firmato da studiosi italiani e stranieri,
è a difesa del grecista che andrà a processo per aver definito la presidente del Consiglio «neonazista nell'animo»




Il quotidiano francese Libération ha lanciato un appello in favore del filologo classico italiano Luciano Canfora nei confronti del quale si aprirà a Bari, il prossimo 16 aprile, un processo che non ha precedenti in Europa dopo il 1945. Canfora, uno dei più illustri cattedratici italiani, è stato trascinato in giudizio dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

L’episodio contestato risale a due anni fa: durante una conferenza in una scuola superiore, il professor Canfora definì l'attuale premier «neonazista nell'animo». Il filologo intendeva alludere al fatto che il suo partito, Fratelli d'Italia, ha le sue origini storiche nella Repubblica di Salò, quasi un protettorato nazista che dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 impose in Italia, in particolare nel Nord, un regime di terrore poi passato alla storia con la denominazione di nazifascismo.

L'appello del quotidiano francese ricorda che il partito Fratelli d'Italia continua a esibire nel suo simbolo la fiamma tricolore del Movimento sociale Italiano il cui fondatore, Giorgio Almirante, ancora nel 1987 dichiarava che «il traguardo» del suo partito era il fascismo. Anche di recente Meloni ha celebrato la memoria di Almirante, da lei definito «un politico e un patriota che non dimenticheremo mai». Nel suo libro autobiografico "Io sono Giorgia" ha riconosciuto l'eredità di colui che tra l'altro fu editore della rivista razzista "La difesa della razza", anche se ha poi aggiunto di non coltivare il culto del fascismo. La sua posizione politica sull'argomento è in definitiva quella di un acrobatico equilibrio tra la necessità di non perdere consensi nell'ala destra, compresa quella estrema, dei suoi sostenitori in vista delle imminenti elezioni europee, senza però negarsi una certa pragmaticità in vista di futuri traguardi post-elettorali.

Personalmente non condivido tutte le posizioni politiche del professor Canfora, che tuttavia si trova oggi in una situazione indegna di una democrazia decente e, sul piano generale, pericolosa per la libertà di opinione, come dimostrano le numerose querele citate dall'appello. Vengono colpiti giornali, media di investigazione, una professoressa di filosofia della Sapienza, il rettore dell'università per stranieri di Siena, non viene risparmiato nemmeno un vignettista. Vale per Canfora il famoso aforisma attribuito a Voltaire: non condivido interamente il tuo pensiero, ma mi batterò perché tu possa continuare a manifestarlo. Tanto più questo vale in una situazione come la presente. Come ha osservato Federico Fubini sul Corriere della Sera: «Uno dei successi di Giorgia Meloni è essere riuscita a far diventare maleducato chiederle cosa pensa del fascismo».

Un capo di governo non dovrebbe mai portare in giudizio un cittadino, si tratti di un quidam de populo o di un famoso filologo, in particolare quando si tratta di opinioni. Troppo grande la sproporzione dei mezzi a disposizione, la forza che può essere esercitata. È lecito credere che la presidente Meloni si spoglierà prima o poi della pesante eredità postfascista nella quale si è formata. Ritirarsi nobilmente da questo giudizio certamente dettato da un moto di stizza potrebbe cominciare a dimostrarlo.

Tra i firmatari dell'appello figurano Maurizio Bettini, Anna Foa, Adriano Prosperi, Aldo Schiavone. Undici professori della Sorbona, cinque di Cambridge tra i quali il Regius Professor di greco, che diffonderà tra breve una traduzione dell'appello in inglese; tre del Collège de France, tra i quali Jean-Luc Fournet, titolare di papirologia. Interessante notare che il prof Fournet, al contrario di Canfora, propende per l'autenticità del papiro di Artemidoro! La sua firma ha dunque un doppio valore perché scavalca i dissidi accademici. C’è quasi tutta la grande antichistica francese, il che non stupisce, conoscendo la grande passione di Luciano Canfora per la Francia. Tra gli americani, figura il noto studioso del Rinascimento Anthony Grafton. Le adesioni sono al momento più di centocinquanta.

Chi vuole può aderire, scrivendo a [email protected].


Repubblica.it, 11 aprile 2024


PS. Io ho appena aderito! :auskosten.gif:
 
Top
view post Posted on 16/4/2024, 16:30
Avatar

Advanced Member

Group:
Admin
Posts:
6,944

Status:


Canfora a processo. Meloni chiede 20 mila euro di risarcimento

canfora-1-690x362
L'arrivo di Luciano Canfora in Tribunale


Al termine dell'udienza pre-dibattimentale, svolta questa mattina presso il Tribunale di Bari, è stato confermato il rinvio a giudizio, già avanzata dalla Procura di Bari, per Luciano Canfora, professore emerito dell'Universtià di Bari e imputato per diffamazione aggravata nei confronti di Giorgia Meloni, in relazione ad un episodio di cui si è parlato diffusamente nei post precedenti e che risale a due anni fa (11 aprile 2022). Il processo comincerà il 7 ottobre dinanzi al giudice monocratico Pasquale Santoro.

Richiesta di risarcimento. Giorgia Meloni si è costituita parte civile e ha chiesto un risarcimento danni di 20mila euro. «La domanda risarcitoria è motivata - si legge nella memoria dell'avvocato di Meloni, Luca Libra - anzitutto, dal pregiudizio psicofisico sofferto e, soprattutto, dalla lesione alla reputazione, all’onore e all’immagine di Meloni».

La difesa. «Abbiamo discusso e chiesto una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste o perché non costituisce reato o perché non punibile per esercizio del diritto di critica, in particolare del diritto di critica politica» ha detto l'avvocato di Canfora, Michele Laforgia.

Il sostegno a Canfora. «Professore in bocca al lupo, noi siamo tutti qua». Lo storico, filologo e professore emerito, Luciano Canfora, è arrivato in tribunale a Bari accolto da alcuni manifestanti, ricevendo parole di rispetto e pacche sulle spalle. Fuori dal palazzo di giustizia di via Dioguardi, anche delle bandiere. L'azione di Meloni è stata bollata come «un atto di intimidazione». L'Anpi, l'associazione nazionale partigiani italiani, è in «presidio democratico» con lo slogan «La critica non è diffamazione». In vista dell'udienza, in molti hanno sottoscritto un appello di solidarietà nei suoi confronti. Fino a due settimane fa, erano circa trenta le associazioni e le organizzazioni che si sono mosse in difesa di Canfora, con oltre duecentocinquanta cittadini. Persino il quotidiano francese Libération ha lanciato un appello per il filologo, firmato da docenti della Sorbona, dell'università di Cambridge e del Collège de France.

Canfora, 81 anni, è considerato un intellettuale tra i più accreditati. In questa vicenda, rispetto alle frasi incriminate, c'è chi giudica le sue parole espressioni di libertà di pensiero, mentre per altri si tratta di diffamazione. Ora, ora sarà il tribunale ad esprimersi.
 
Top
4 replies since 30/3/2024, 01:53   12 views
  Share